Non ho alcun impiego per quel criminale di guerra Columbus o per la sua festa

Non sto lavorando in alcun modo nel celebrare quel criminale di guerra Colombus o nella festa a lui dedicata

La sfilata dei popoli indigeni delle Americhe

Alexi Rosenfeld//Getty Images

“Di quella somma di 170 dollari, la parte più grande è stata contribuita dai figli del bosco, i nostri fratelli rossi della nazione Choctaw. Anche questi uomini lontani hanno sentito la forza dell’esempio cristiano e hanno dato con gioia il loro aiuto in questa buona causa, anche se sono separati da voi da molte miglia di terra e dall’ampiezza di un oceano.” – Myrndeck Van Schaick, Comitato generale per il Soccorso Irlandese della Città di New York, 1847

C’era una volta, tanto tempo fa, i miei antenati erano un popolo indigeno. Poi, arrivarono degli stranieri. Rubarono la nostra terra, uccisero i nostri capi, vietarono la pratica della nostra religione, estinsero la nostra lingua e cultura nativa, soffocarono ogni tentativo di ribellione e ci misero alla fame nelle nostre case. Tante persone partirono che ora siamo circa 70 milioni di noi che vivono in varie parti del mondo. Circa sei milioni di noi attraversarono il mare per arrivare in una terra dove, in una ironia storica schiacciante a cui troppo pochi di noi hanno mai riflettuto, diventammo parte di una popolazione di immigrati che trasse vantaggio da un governo che rubò la terra, assassinò i capi, vietò la religione, estinse la lingua e cultura native, soffocò ogni tentativo di ribellione e fece morire di fame le popolazioni indigene che già erano qui.

Quindi, non ho alcun interesse per il criminale di guerra Colombo o per la sua festa. Ma, nello spirito sia di Daniel O’Connell che di Squanto, sia di Robert Emmet che di Geronimo, sia di Santa Brigid che di Black Elk, sia del gaeltacht che di Dine Bizaad, sia dei soldati con i picche a Vinegar Hill che degli audaci a Washita River, e sia delle vittime di An gorta mor che di Nunna daul Tsuny, auguro una Felice Giornata dei Popoli Indigeni a tutti coloro che celebrano e, Dio lo sa, molti di noi dovrebbero farlo.

Ritratto di Charles P. PierceCharles P. Pierce

Charles P Pierce è l’autore di quattro libri, l’ultimo dei quali è “Idiot America”, ed è un giornalista attivo dal 1976. Vive vicino a Boston e ha tre figli.